La Gavetta: Il Valore Perduto della Crescita Professionale

Vi ricordate quando i nostri genitori ci dicevano: “Dovrai fare la gavetta”?
Era un consiglio, non una condanna. Un monito che ci spingeva a capire che nessun risultato si ottiene senza sacrificio, che il successo si costruisce con il tempo, con l’impegno, con la pazienza. Era l’epoca in cui il dovere veniva prima del piacere, in cui lavorare significava imparare, crescere, fortificarsi giorno dopo giorno.

Oggi sembra che la gavetta non sia più di moda. Viviamo in un’epoca frenetica, dove la tecnologia ha rivoluzionato il mondo del lavoro, i social ci mostrano solo il lato scintillante delle professioni e l’idea di “partire dal basso” viene spesso vista come una perdita di tempo. Ma possiamo davvero costruire un futuro senza esperienza?

La Gavetta di Ieri e di Oggi

C’è stato un tempo in cui nessuna strada era garantita. Il rinnovo del contratto non era scontato, il successo non arrivava con un post virale e, spesso, nessuno si prendeva la briga di dirti bravo. Si procedeva per tentativi, si imparava dagli errori, si ascoltavano i consigli dei più esperti, e si facevano sacrifici senza sapere con certezza dove si sarebbe arrivati.

Oggi il contesto è cambiato. La globalizzazione ha abbattuto distanze, la tecnologia ha reso accessibile qualsiasi informazione, e i social hanno trasformato il lavoro in una narrazione spesso irreale. In un mondo dove tutto appare immediato e facile, il valore dell’esperienza viene spesso sminuito.

Se da un lato questo ha creato nuove opportunità e mestieri impensabili fino a qualche anno fa, dall’altro ha minato le basi della crescita professionale. Oggi sempre più giovani ambiscono a ruoli di prestigio senza accettare l’idea di dover prima apprendere, praticare, sbagliare e migliorare.

L’Esperienza: Il Pilastro della Competenza

Esperienza non significa solo “aver lavorato tanto tempo” in un settore. Significa aver affrontato problemi reali, aver imparato a gestire difficoltà, aver trovato soluzioni creative, aver osservato chi ne sa di più, aver acquisito sicurezza attraverso il confronto con la realtà.

Chi salta questo passaggio si trova spesso impreparato di fronte agli imprevisti, alle responsabilità, alla pressione che inevitabilmente arriva con il tempo. Non è un caso che molti giovani, pur essendo talentuosi e intraprendenti, si trovino poi in difficoltà quando le cose non vanno come previsto. La gavetta insegna proprio questo: la resilienza, la capacità di adattamento, la pazienza di costruire il proprio valore giorno dopo giorno.

Il Paradosso del Mondo del Lavoro

C’è però un aspetto da considerare: se da un lato i giovani sono sempre meno disposti a sacrificarsi, dall’altro molti datori di lavoro non offrono più le condizioni per farlo.

  • Stage mal retribuiti o addirittura gratuiti, che non permettono ai giovani di mantenersi mentre imparano.
  • Richieste di competenze elevate già al primo impiego, senza lasciare spazio alla formazione sul campo.
  • Contratti precari o poco motivanti, che spingono i ragazzi a cercare scorciatoie per emergere.

Questa dinamica crea un cortocircuito: i giovani vogliono bruciare le tappe per ottenere sicurezza economica il prima possibile, mentre le aziende faticano a trovare persone disposte ad apprendere gradualmente. La soluzione? Un compromesso tra formazione, opportunità e consapevolezza che nessuna professione si costruisce in un giorno.

Il Ruolo dei Datori di Lavoro, Manager e Responsabili

Non possiamo parlare di gavetta senza chiamare in causa anche chi dovrebbe guidare la crescita delle nuove generazioni: datori di lavoro, manager, responsabili, coordinatori.

Se da un lato è vero che ci sono giovani impazienti e poco disposti a fare sacrifici, è altrettanto vero che molti ragazzi sarebbero ben felici di imparare, se solo trovassero ambienti capaci di accoglierli e formarli. Troppo spesso, invece, si trovano di fronte a capi frustrati, responsabili che non vogliono investire tempo nella formazione o ambienti tossici in cui nessuno si prende la briga di insegnare qualcosa.

Essere un leader non significa solo pretendere risultati. Significa anche trasmettere competenze, avere pazienza, dare occasioni di crescita.

Cosa dovrebbero fare i datori di lavoro e i manager?

  1. Offrire percorsi di crescita chiari – Se un giovane sa che c’è un’opportunità reale di crescita, sarà più motivato a impegnarsi.
  2. Dare spazio alla formazione – Non si può pretendere esperienza senza prima insegnarla. I responsabili dovrebbero investire tempo nella formazione sul campo.
  3. Essere mentori, non solo capi – Un buon manager non si limita a supervisionare il lavoro, ma aiuta i propri collaboratori a migliorare, correggendoli senza umiliarli e valorizzando i loro progressi.
  4. Avere pazienza – Chi è esperto dimentica spesso com’era quando ha iniziato. La pazienza è essenziale per permettere ai giovani di sbagliare e imparare.
  5. Creare un ambiente in cui valga la pena restare – Se un’azienda vuole trattenere talenti, deve offrire più di un semplice stipendio: un clima positivo, opportunità di crescita, riconoscimento dei meriti.

E i giovani?

Ovviamente, anche i ragazzi devono fare la loro parte. Accettare che la crescita richiede tempo, essere umili nell’imparare, ascoltare chi ha più esperienza, dimostrare impegno e serietà.
Perché il successo, quello vero, non è mai immediato.

Recuperare il Valore della Gavetta

Non si tratta di tornare indietro nel tempo o di glorificare la fatica fine a sé stessa. Si tratta di recuperare il concetto di crescita progressiva, di accettare che ogni esperienza, anche la più umile, può insegnarci qualcosa.

Come possiamo farlo?

  • Dando il giusto valore alla formazione pratica, senza considerarla tempo perso.
  • Educando i giovani alla pazienza e alla costruzione graduale del proprio valore.
  • Facendo capire che l’esperienza non è solo un requisito del curriculum, ma una risorsa che rende più forti e sicuri.
  • Chiedendo anche alle aziende di creare percorsi di crescita sostenibili, che permettano ai giovani di apprendere senza essere sfruttati.

La Vera Strada per il Successo

Fare gavetta non significa solo accettare stipendi bassi o fare lavori umili. Significa dare il giusto peso a ogni esperienza, capire che il valore si costruisce nel tempo e che nessun successo è solido se non ha basi solide.

Non tutti diventeranno milionari a 25 anni. Ma tutti, con impegno, dedizione e umiltà, possono costruire un futuro stabile, fatto di competenze vere e di successi duraturi. E questo, alla fine, vale molto di più di un’apparenza effimera.

Luca Dominici

Direttore tecnico turistico

Contattami per maggiori informazioni